IL PUNTO DI VISTA PSICOMOTORIO
Lo psicomotricista vede il disturbo presentato dal bambino come una discrepanza del rapporto tra mente e corpo che si evidenzia nell'atto motorio in chiave relazionale.
Il tono e la postura, sono due elementi specifici dell'azione psicomotoria (Ajuriaguerra). Ma il tono e la postura si evidenziano nella motricità, quindi se si bonifica la motricità si può arrivare a un diverso rapporto tra mente e corpo.
È nella motricità, che si può sperimentare il collegamento più o meno forte tra il pensare e l'agire.
Il terapista si deve porre in una situazione di ascolto profondo verso il bambino amplificandone il suo agire e modificandone le sue parti inadeguate, nel rispetto dell'individualità del bambino, dei suoi tempi, della sua disponibilità, ..., favorendo il recupero armonico del suo sviluppo.
Il terapista deve in tutto questo deve creare i presupposti utili per far sì che il bambino possa elaborare, interiorizzare i vissuti, le esperienze fatti nella stanza.
Quest'ultimo concetto non è altro che un momento di crescita per il bambino che gli permette ogni volta di salire un gradino in più della scala dello sviluppo.
Psicomotricità:
“Termine che si riferisce alla attività motoria in quanto influenzata dai processi psichici e in quanto riflettente il tipo di personalità individuale. La psicomotricità studia ed educa l'attività psichica attraverso il movimento del corpo.”
Terapia Psicomotoria
La terapia psicomotoria sorge dalle professioni del movimento:
1. educazione fisica
2. danza
3. ritmica
4. espressione corporea
Per questi motivi, i contenuti delle sue attività sono spesso affini a quelle delle professioni sopraccitate, infatti, molte volte viene confusa con qualcuna di essi.
Ciò che distingue invece la psicomotricità da altre discipline sono gli scopi e i modi con i cui i contenuti sono proposti: lo scopo non è la prestazione, la performance sportiva o artistica.
Il movimento è un mezzo per armonizzare lo sviluppo della personalità e non un fine.
Pensiero è azione
Henri Wallon commentando lo sviluppo del bambino affermò che il “Pensiero è Azione” o viceversa.
Il pensiero è azione perché il bambino con il suo corpo e il movimento esprime le sue emozioni e la sua vita affettiva.
L' azione è pensiero perché agendo con gli oggetti, esplorando lo spazio, scoprendo il suo corpo, accede alla capacità di rappresentazione di sé e degli altri, quindi al pensiero.
Questo concetto viene riportato in questa pagina, proprio perchè si vuole sottolineare ancora di più l'importanza del movimento del corpo.
Infatti il terapista della psicomotricità sfrutta moltissimo l'azione del bambino, inteso come movimento del corpo, per permettere al bambino accesso in maniera piacevole a dimensioni come il pensiero e rappresentazione dei suoi vissuti o difficoltà.
In modo che il bambino possa percepire i suoi limiti per poterli accettare, ma sopratutto sviluppare le sue potenzialità, che a loro volta trascinano verso lo sviluppo le difficoltà.
Cosa pensa il bambino
· Chi è questo signore?
· Cosa vuole da me?
· Perché io dovrei giocare con lui?
Queste domande che inizialmente il bambino si pone, nel tempo si trasformano in:
· Come e cosa farò in quel luogo?
Quindi le domande non si articolano solo sulla persona, ma sull'accadere.
È questo accadere nel luogo e nel tempo della seduta che il bambino riconosce come proprio, personale, individuale.
Chi è il terapeuta della psicomotricità
Il terapista della psicomotricità è uno strumento che permette al bambino di accedere a una consapevolezza della propria identità corporea, consapevolezza fondamentale per giungere alla capacità di rappresentare emozioni proprie.
L'obiettivo del terapeuta è quello di aiutare il bambino ad essere in grado di “pensare il suo pensiero”. Accompagna il bambino nel suo percorso non condizionato dal terapista, costruito interamente dal bambino.
Il terapista si colloca al lato del bambino per collaborare in una ricerca personale delle proprie emozioni e delle parole che le rappresentano.
Il terapista della psicomotricità, amplifica la spontaneità del bambino, gli permette di mettere in pratica la voglia di agire o di non agire che ha dentro, rendendo ogni suo gesto, parola, azione unica ed utile per il raggiungimento e la risoluzione della domanda di aiuto che il bambino esprime attraverso il suo essere.
Chi la può svolgere la terapia psicomotoria
La terapia psicomotoria è indicata per i bambini compresi in una fascia di età che mediamente va dai primi mesi di vita agli 11/15 anni. Anche se, si possono trovare alcune differenze tra le teorie di alcuni autori sui valori sopra indicati.
La durate non è preventivamente quantificabile; anche perchè dipende da molti fattori, ma in modo indicativo è situata in un periodo che va da 1 a 3 anni.
Ovviamenti i dati riportati qui sopra possono subbire delle variazioni:
· dalla gravità della patologia del bambino
· dalle sue capacità
· dalle sue potenzialità
· dalla modalità di collaborazione da parte dei:
o genitori
o insegnanti
· dalla modalità di collaborazione tra le varie figure sanitarie
· dalla professionalità e motivazione da parte del terapista
Il tempo in psicomotricità
I tempi della pratica psicomotoria sono ben strutturati, le sedute non devono capitare per caso senza che il bambino possa aspettarle, desiderarle in ogni caso pensarle.
Quindi è opportuno spiegare al bambino che in quel posto a quella ora, in quel giorno, si fa quel tipo di attività.
È opportuno, stabilire le frequenze delle sedute. Per alimentare il desiderio, ma al tempo stesso distanziata da permettere l'elaborazione del desiderio stesso, nel bambino, risulta sufficientemente intesa una scadenza bisettimanale.
I tempi della seduta possono essere contenuti entro i 50/60 minuti, compresi i rituali d'inizio.
Lo spazio della stanza di Psicomotricità
Lo spazio della stanza di terapia psicomotoria è uno spazio “pensato dall'adulto per il bambino”, ed è il primo grande segnale di attenzione al suo desiderio.
L'allestimento prevede un'area legata al senso-motorio : questa area è costituita da:
· Spalliere
· Scivoli
· Materassi
· Materiale da cui e su cui è possibile salire, scendere, cadere, saltare soprattutto verso il basso, attraverso una struttura obliqua in cui ogni bambino possa decidere l'altezza da cui saltare.
In questa area il bambino è prevalentemente impegnato in azioni di trasformazione a livello del suo corpo reale, con stimolazione propriocettive legate ai repentini cambiamenti pasturali.
Un altro luogo legato all'espressività motorie è quello in cui si concentrano gli oggetti o materiale non strutturato necessario ad un'attività che noi definiamo di gioco simbolico , in cui la matrice rappresentazionale comincia a differenziarsi dal proprio corpo.
In questa area il bambino sperimenta frequentemente la “mobilità” dell'esperienza: uno dei poli essenziale per la costruzione del sé.
· Il costruire e il distruggere,
· l'apporre e lo scomporre di forme,
· il dentro e il fuori
· L'equilibrio e il disequilibrio
Tutto questo, attraverso la mediazione dell'oggetto, attivano nel bambino infinite possibilità di creazione attraverso schemi di azioni favoriti in maniera diretta e in diretta dall'adulto.
Nell'area della rappresentazione plastica, che è legata ad uno spazio ben delimitato, in cui si può accedere in un secondo momento, il bambino vive una fase di minor coinvolgimento corporeo.
Qui, il bambino lascia delle tracce di sé.
È il luogo della:
· rappresentazione grafica,
· delle costruzioni di legno
· della creta da modellare
· delle favole da raccontare.
Queste aree così predisposte sono messe a disposizione dei bambini, quindi potranno essere utilizzati, ma non confusi. Il percorso all'interno di queste aree è progettato dal bambino, mentre l'adulto è al suo fianco.
La correlazione tra una certa struttura spaziale e le coordinate temporali ad essa è inevitabile.
Gli oggetti, gli attrezzi della psicomotricità
· Palloni
· Funi
· Bastoni
· Blocchetti di costruzioni
· Strumento di base, il dialogo
· Tappeti
· Terapeuta
· Un corpo
· Uno sguardo
Strumenti rivolti all'unico interesse del bambino: l'accesso alla propria corporeità e alla propria parola.
Il gioco nella Psicomotricità
Oltre ad essere un importante espressione della vita affettiva del bambino, il gioco permette di sviluppare:
· abilità motorie
· cognitive
· sociali
in molti bambini con difficoltà, il gioco è inibito, cioè assente nel quotidiano, e questo quasi sempre porta all'esclusione sociale da parte dei coetanei.
Il terapista della psicomotricità crea le condizioni ottimali per l'espressione ludica, e sollecita strategicamente nel bambino le diverse forme di gioco:
· giochi motori
· giochi simbolici.
· giochi con regole
· giochi di costruzione
Quindi diventa un trampolino di lancio per motivare determinate prestazioni le quali, nel quotidiano sono solitamente evitate.
La seduta di pratica psicomotoria ( metodo di Bernard Aucouturier )
L'entrata
Il bambino troverà all'interno della stanza uno scenario che ritorna sempre uguale nelle sue caratteristiche di fondo.
C'è un luogo nella sala dove ogni volta adulto e bambino si riuniscono e dove avvengono alcuni rituali, come il togliere le scarpe o sfilarsi abiti troppo pesanti.
Questo primo spazio, delimita il confine tra il dentro e il fuori della stanza.
Con lo scopo di evocare sensazioni, l'adulto fa domande che possono ricordare la seduta precedente, ascoltare qualche indicazione da parte del bambino, attivare così ricordi che mobilitano il pensiero. Il tutto avviene in un area di piacere e di tranquillità.
L'azione e l'espressività motoria
Il bambino parte e si dirige verso quelle situazioni prescelte e inizia l'attività.
L'adulto è colui che struttura inizialmente la situazione, ma è anche colui che favorisce l'azione del bambino:
· osserva l'azione del bambino
· lo incoraggia e ne amplifica il gioco attraverso strategie indirette che riguardano l'uso di tutti i canali espressivi e comunicativi
· privilegia in modo particolare il suo assetto tonico – posturale come sfondo di apertura dell'esperienza del bambino
· osserva ed agisce sulle dinamiche
· può intervenire sul
o materiale
o sui tempi
o sulle modalità di gioco con lo scopo di favorire le trasformazioni e di far evolvere le fissità che possono presentarsi nella poca abitudine dei bambini al gioco spontaneo.
· Attraverso il controllo del tempo, l'adulto può avviare il bambino verso la fine della seduta.
Espressione plastica
In questo secondo spazio il bambino vive la possibilità di proiettare le rappresentazioni non coscienti di sé ad un altro livello.
L'uscita
Questo momento che non va mai sottovalutato ne affrettato. Il bambino, prima deve vivere un momento di “decompressione” per essere pronto a cambiare contesto.
Le aree di gioco della psicomotricità
· Tonico – emozionale
Si struttura nel dialogo tonico madre – bambino, interessa la sensibilità propriocettiva, quindi la funzione tonica, che dal livello neurofisiologico si trasforma gradualmente in tessuto della relazione; interessa anche la sensibilità labirintica e tattile.
· Pre – simbolico
Nasce dalla qualità delle prime relazioni, dai primi dati sensoriali (soprattutto visivi) che si organizzano intorno al binomio “presenza e assenza” e dalla sensibilità viscerale legata alle sensazioni di “pieno – vuoto”.
· Senso – motorio
È lo spazio ludico che si attiva intorno ai 2 – 3 anni quando sembra completa una prima fase di costruzione della propria identità.
In questa fase diminuendo l'intensità del rapporto tonico – posturale, il bambino si procura piacere da sé attraverso la sua iniziativa nello spazio, attraverso il gioco dei contrasti:
· alto – basso
· orizzontale – verticale
· duro – morbido
In questo luogo l'emozione prende forma attraverso il corpo.
· Simbolico
Questa area si configura come la dimensione della finzione, della costruzione di spazi immaginari, personaggi, relazioni, vicende e storie strutturate ancora attraverso l'azione.
Si passa gradualmente fra i 3 – 7 anni ad un gioco sempre più complesso di proiezioni delle vicende interne fino ad un raffinato gioco di identificazione con i ruoli della realtà vissuta dal bambino.
Attraverso il gioco simbolico si attiva la ricca sfera delle immagini interne accanto alla creazione spaziale ed all'interazione. Le forme della rappresentazione incanalano le emozioni.
· Motorio
In questo gioco il bambino vive una nuova dimensione di piacere meno direttamente collegato all'emozione; e il piacere della ricerca del risultato, della competizione del confronto con un obiettivo esterno attraverso l'anticipazione e la progettazione del movimento.
· Rappresentazione plastica
In questa area il bambino può rappresentare contenuti reali o immaginari, espressi attraverso emozioni motorie molto ridotte:
o Manipolazione di materiali
o Costruzione
o Disegno
o Scrivere in genere
I processi di astrazione e di simbolizzazione, assumono un ruolo dominante
L'emozione è comunque presente, ma sotto una forma diversa.
Possibili approcci in Psicomotricità.
L’impostazione teorica-clinica su cui si fonda la disciplina della Psicomotricità è costituita da una integrazione di più approcci, anche se (tranne in alcuni casi), maggiore rilevanza viene data a quello Psicodinamico. Infatti, giusto spazio trovano gli approcci:
· Comportamentista
· Cognitivista
· Sistemico.
Alcuni di questi o anche tutti, spesso sono adottati contemporaneamente in armonia tra loro.In terapia psicomotoria non ci si avvale di un solo approccio, ma durante lo svolgimento di essa l’uno o l’altro viene adottato secondo la necessità del momento.
giovedì 8 novembre 2007
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